Ecco un piatto di una estrema semplicità, difficilissimo da preparare.
Quello che si utilizza del riccio, è risaputo, sono le uova.
Per un buon piatto di spaghetti occorre il contenuto di 5/8 ricci pro capite.
In una padella con olio quanto basta, far imbiondire uno spicchio d'aglio, rigorosamente schiacciato a mano, per ciascun commensale.
ATTENZIONE:
l'aglio deve appena appena prendere colore, altrimenti, se soffrigge troppo, andrà ad ammazzare il sapore delicatissimo dei ricci.
Eliminare l'aglio.
Lessare gli spaghetti in abbondante acqua salata bollente (1 litro ogni 100 grammi di pasta).
A questo punto ci sono due scuole di pensiero.
1° Nella padella con l'olio inserire i ricci, dopodiché versare gli spaghetti anziché scolati, prelevati con un forchettone e lasciati sgrondare dell'acqua di cottura.
Saltare il tutto per 30 secondi, dopodiché impiattare.
2° Nella padella con l'olio versare i soli spaghetti, sempre prelevati con il forchettone e sgrondati, saltarli, quindi impiattarli, dopodiché versare una cucchiaiata di ricci e servire a tavola.
Il pro del primo metodo è che i ricci si riscalderanno; il contro è che se, oltre a riscaldarsi, come è probabile, si cuoceranno, sapore e profumo si saranno andati a far benedire.
Il pro del secondo metodo è che profumo e sapore dei ricci rimarranno al massimo della loro potenzialità; il contro è che avranno un aspetto freddo al palato.
Io uso un terzo metodo, che a mio giudizio sposa le due esigenze calore e profumo/sapore.
Scolo bene gli spaghetti con lo scolapasta, conservando un po' di acqua di cottura, li salto nel solo olio, li impiatto, vi adagio sopra una cucchiaiata di ricci, dopodiche verso sui ricci stessi due cucchiaiate di acqua di cottura bollente e servo a tavola.
Facoltativa una spruzzata leggera di prezzemolo fresco finemente tritato.
Diffidate da chi vi suggerisce di aggiungere il peperoncino, oppure di grattuggiarci su un po' di bottarga.
Il sapore dei ricci è uno di quei sapori che non vuole contaminazioni per dare il meglio di sé.
* * *
Alcune curiosità sui ricci di mare.
Poiché, come detto, ciò che si utilizza del riccio sono le uova in esso contenute, si distingue spesso i ricci in "maschi", non utili ai fini alimentari, e "femmine", dotate delle prelibate uova.
In realtà i ricci, come tutti gli echinodermi, sono organismi ermafroditi, hanno quindi gonadi che producono contemporaneamente sia uova che spermatozoi, anche se la fecondazione avviene in acqua fra due individui diversi.
Invece quelli che vengono definiti maschi e che sono sempre neri e con aculei più ravvicinati, appartengono alla varietà Arbacia lixula, la quale produce uova assolutamente insignificanti sia dal punto di vista visivo che da quello alimentare.
Quello che viene definito femmina appartiene alla varietà Paracentrotus lividus ed ha gli aculei appena più radi, con una colorazione che va dal bruno scuro al viola scuro al verde scuro; ed è questa varietà che produce quegli splendidi grappoletti di uova giallo/arancio/rosse così prelibate al palato.
La confusione che si fa fra le due varietà dipende dal fatto che vivono nello stesso habitat di fondale basso e sono quasi sempre mescolate fra loro.
Fino ad un po' di tempo fa si riteneva che i ricci vivessero fino ai 15 anni circa.
Recentemente in USA con dei testi al carbonio sono stati rilevati ricci di 200 anni e passa, perfettamente vivi e vegeti, che anzi presentavano un'attività sessuale ancor più intensa di quella di esemplari più giovani.
Per una comunità Over 35 penso sia una buona notizia.
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